Reviews

The Portraits of MamoMusée du Louvre

“One in the other, one over the other. One carrying the other, the other symbolizing the one. His portraits “naer het leven”* are the fruits of his photographic studies; the reading [of his subjects] that he presents in each one, the symbol he uses in each one, fruit of his tireless interest in the human subject.
One near the other, one with the other, his work is a bound unit, without break, as in alchemy. To each one of his figures, he attaches a symbol; he tells it as he sees it.
It is the abduction of his models, their modification, a metamorphosis that he offers them through his over-printings, the use of his chromatic audacities, his super-impositions, his intermingling of reality and imaginary.
Thus, timeless characters are born, that we can fall in love with, recognize.
His images are stamped with the memory of man, as is the image of Adam’s creation from the finger of God in the Sistine Chapel.  There one can be oneself again, one can be raised up, feel related to these portraits he gives us of those he loves, of those he once loved. Brother of these human beings. Proud of these paper brothers.
 
*“according to nature”: Dutch movement of the XVI to the XVII century which preaches a faithful representation of nature. In it landscapes are drawn very thoroughly, components of nature drawn very precisely, plants or animals, and even the painters themselves are depicted drawing or painting in nature.

Michèle Gardon
Responsable de la Documentation
Département des Arts graphiques
Musée du Louvre

IL SECOLO XIX, GENOA, ITALY

SUN SENTINEL, MIAMI-DADE

CHANNEL 6 Interview

Mentelocale, 9 marzo 2006

Maurizio Martinoli usa la fotografia per fare pittura. Paesaggi, ma soprattutto ritratti. Una spiritualità che si traduce in colore
09.marzo.2006
Miami. «Non sono un follower, non ho maestri, né seguo tendenze». Con questa frase Maurizio Martinoli in arte ‘Mamo’, artista genovese in fuga negli USA, fa una sintesi del suo modo di essere. Fuggito dall’ambiente d’origine, agiato, ma profondamente restrittivo come quello genovese, Mamo è proiettato solo in avanti, verso ciò che non conosce. Sembra non sentire il bisogno di guardare indietro. Non ha figure di riferimento e mi chiede se è un male, ma passa il suo tempo tra l’arte (fotografia e pittura) e il volontariato, coltivando una profonda spiritualità che rifiuta le religioni: «tutto controllo e manipolazione, nient’altro». L’incontro con l’altro/a è per Mamo essenziale: «l’ho imparato da bambino nei miei viaggi all’estero, lì ho conosciuto molti modi diversi di parlare e di essere che mi hanno affascinato», un’esperienza di apertura su un orizzonte che lui rinnova di continuo.

Si è da poco conclusa la sua prima exhibition, dal titolo Principium, alla galleria Gotua di Hollywood e a breve è atteso un happening notturno con i suoi lavori nel Design District di Miami, alla Diaspora Vibe Gallery. Forse, tra non molto, tornerà anche in Italia: una visita di cortesia, ma forse anche artistica.

POP ART SENTIMENTALE By Orietta Festa

E’ da tempo che voglio scrivere sull’arte del mio amico Mamo, ma mi è difficile iniziare, o meglio, difficile impostare un discorso intellettuale e intimamente emotivo allo stesso tempo.
Ci provo
Saltata all’occhio osservando i suoi lavori, la profondità analitica con cui ritrae e stravolge i personaggi, che siano ombre o chiariscuri o giochi di segni e colori, pare sempre ci si trovi di fronte ad un percorso labirintico atto a scoprirne l’essenza, il senso e il sentimento del soggetto . Un occhio attento e curioso nei confronti di chi gli è di fronte: che sia umano o oggetto, tutto prende vita , tutto ha un’anima. L’incisiva bellezza delle sue immagini non sta solo nell’oggettività estetica, ma soprattutto nella capacità di imprimere ad esse un soffio a se, un significato ulteriore e personale che le trasporta metaforicamente fuori dalla tela, rendendole sensibilmente leggibili dal profondo del cuore.
Ogni soggetto ritratto da lui acquista importanza, profondità e dignità, ognuno può riconoscersi la meglio nelle sue opere. Quasi un lavoro di restauro senza tradirne l’anima, bensì mettendola in evidenza.
La serialità che la sua tecnica gli permette, i colori primari che utilizza, l’ironia che lo accompagna sempre lo colloca senz’altro a diritto nella schiera degli artisti più all’avanguardia, anche se non esiste un lavoro concettuale esplicito, il suo significante è chiaro e netto, la ricerca spasmodica, metodica e impulsiva dell’essenza dell’uomo e della sua bellezza, esteriore e interiore attraveso una scrittura di immagini e segni che si ripetono, simili, di quadro in quadro. Chiunque, qualsiasi cosa, è differente e identico. Chiunque, qualsiasi cosa, è.